Una giornata all’estero

Abito a 7 km dal confine sloveno e in meno di un’ora, attraversando la Slovenia, arrivo in Croazia.

Sembra così strano poter dire: “oggi ho attraversato due stati”.

Di solito le distanze sono talmente ampie che non è così facile poter fare quello che io ho fatto in una sola giornata.

È febbraio, nessuno si aspetta di alzarsi dal letto presto, vedere un cielo terso e sentire la temperatura che sembra quella dell’inizio primavera.

Con una giornata così non si può rimanere a casa!

Detto fatto! Roberto e io saliamo in auto, guida lui, io mi voglio godere il panorama.

Arrivare in Slovenia da Muggia, dove abitiamo, si stanno circa 7 minuti; non ci sono più confini da oltrepassare e il traffico estivo non è ancora iniziato.

All’entrata di Ancarano, piccolo e caratteristico paesetto sul litorale, c’è un grande cartello blu con la scritta “Slovenia” ed è così che ti accorgi di trovarti all’estero, in uno stato che anni indietro faceva parte della Iugoslavia e noi chiamavamo zona B (per intenderci l’Italia era zona A).

Mi ricordo che quando erano vivi i miei nonni si andava a comperare la carne nelle macellerie in terra iugoslava perché costava tanto di meno.

Noi che abitavamo queste zone di confine possedevamo il “lasciapassare” che era una sorta di passaporto di oggi. Su di esso comparivano dei timbri che indicavano il tuo passaggio in zona B e conteggiavano l’acquisto della carne e delle sigarette (non si poteva eccedere un certo quantitativo al mese).

Ancora oggi conviene andare ad acquistare alcuni prodotti alimentari in Slovenia, per non parlare della benzina e delle sigarette vendute nei duty free.

Ma torniamo a noi. Oggi scegliamo di fare la strada interna, non la costa.

Il paesaggio sloveno è un susseguirsi di campi coltivati, boschi, vigneti e uliveti. Il colore predominante è il verde. Scorgi piccoli paesi arroccati su colline non troppo alte e qualche casetta di campagna sparsa tra distese di coltivazioni lussureggianti.

La mia mente focalizza la diversità con cui loro si distinguono da noi. C’è un forte attaccamento alla terra e all’agricoltura. Le persone che non abitano nelle grosse città hanno tutte o quasi un terreno.

Vicino le case trovi quasi sempre dei piccoli trattori, cosa che i nostri figli spesso vedono per la prima volta nei cartoni animati o nei libri di storie delle fattorie; e poi ci sono quelle ordinate cataste di legna raccolta nei boschi e stivate ad opera d’arte e anche tanti orticelli tenuti come piccoli quadretti, dove le zone delle varie coltivazioni sono divise con una precisione a dir poco geometrica.

Non di rado c’è chi ha i pollai pieni di galline e chi ha le sue capre o le pecore. Anche le arnie colorate e disposte in righe danno un tocco di colore al verde paesaggio.

Oggi ho notato tanti comignoli che sputavano fumo ad indicare che gli spargher o i caminetti, molto usati in queste zone, erano accesi e pronti ad accogliere l’intera famiglia attorno.

Qui capita spesso di vedere i bambini sopra i trattori insieme ai nonni oppure correre nei campi senza timore di sporcarsi con la terra che ha un colore come quello della ruggine.

Non di rado le domeniche si passano in famiglia a far festa e a mangiare tutti insieme i salami e i prosciutti fatti in casa e a bere il vino delle proprie uve.

Guardo fuori dal finestrino e percepisco aria di serenità e tranquillità, di un ambiente ancora poco urbanizzato e rispettoso del verde; penso a tutti gli amici sloveni che ho e a quanto siano attaccati a quei valori di un tempo che spesso, nel mio quotidiano invece, sembrano essere un ricordo lontano.

Arriviamo al confine con la Croazia.

Per passare dalla Slovenia alla Croazia devi sottoporti al controllo della polizia che chiede un documento di identità valido per l’espatrio. In estate, soprattutto nel weekend, si formano delle code anche di chilometri e spesso ti ritrovi un bel po’ di tempo in auto sotto il sole cocente ad attendere il tuo turno sognando il momento in cui potrai finalmente tuffarti in mare.

Oggi siamo passati lisci senza praticamente nessuna attesa; decidiamo di prendere l’autostrada che in 25 minuti ci porta alla nostra meta: Porec (Parenzo).

Le autostrade croate sono molto ben tenute, con lunghi tratti a tre corsie. Le indicazioni stradali sono bilingue (croato e italiano), non ci si può perdere. Le aree di sosta sono provviste di più tavoli con panche e ombrelloni, spesso si trovano delle postazioni per poter fare la griglia; i pedaggi si possono pagare in Kune oppure in euro.

Facendo questo percorso “interno” ci si ritrova a viaggiare in mezzo a boschi, campagne, saline, e vallate con fiumi. In lontananza il blu del mare si mescola all’azzurro del cielo e va a spezzare il verde che rimane sempre il colore predominante.

In Croazia il turismo rappresenta una delle maggiori risorse; lungo tutta la costa si trovano complessi alberghieri di varie categorie e catene, ma anche moltissimi campeggi. Inoltre, la maggior parte delle abitazioni hanno delle stanze adibite ad affittacamere.

Fino ad alcuni anni fa conveniva molto per un turista andare in Croazia, nel senso che i prezzi erano davvero economici. Oggi come oggi non c’è proprio tutto questo divario, ma di certo si nota ancora la convenienza.

Porec è una nota località balneare con un bellissimo centro storico ricco di edifici che raccontano la sua storia.

Ci siamo fatti una bellissima passeggiata vicino al mare; quanto amo il mare. Mi dona pace. L’acqua era calma e limpida.

In Croazia non trovate sabbia (tranne che in alcune zone verso la Dalmazia); qui c’è roccia ed è pieno di piccole baiette non sempre facilmente raggiungibili, ma dove potrete gustarvi una rilassante solitudine.

E dopo tanto camminare e l’aria di mare l’appetito è salito. Oggi non bado alla dieta (neanche gli altri giorni sono proprio brava) e mi gusto un bel pranzetto a base di pesce, che inutile dire qui è un must.

I crostacei sono un punto di forza, anche quelli che non sempre è facile reperire da noi.

I prezzi? Bè per mangiare bene devi sapere dove andare e magari spostarti un po’ dal centro ma attenzione perché in ogni caso, il pesce si paga sempre più della carne.

Roberto conosce una trattoria in un paesetto poco fuori dal centro. Quando arriviamo il titolare gli fa mille feste e io mi chiedo come possa ricordarsi così bene di lui che da anni non ci andava… Sarà che qui se eri cliente un tempo lo sei sempre e più che un semplice cliente diventi uno di casa.

Le trattorie in Croazia si chiamano “KONOBA” e spesso sono gestite in famiglia; il papà qui si occupa delle public relations, il figlio prende gli ordini e serve ai tavoli, la mamma è in cucina e chiaramente sfodera i suoi piatti migliori realizzati con ricette domacije (di casa).

Sono quasi le 13.30, noi attendiamo le nostre bavette con l’astice e un bel mix di carpacci e scampi crudi (una vera delizia).

Finito il pranzo ancora una passeggiata in un paesetto dalle tipiche case costruite con la pietra d’Istria, bianca grigiastra e lucida. Anche qui svetta il campanile nel mezzo della strada, quella che ci riporterà sulla via del rientro.

La domenica volge al termine, ma sto così bene che il mio cuore sorride.

Menny è rimasta a casa, il relax non le piace e a me non è mancata affatto.

Alla prossima.

Lisa

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