La musica suona ancora

Togli quelle cuffie o diventerai sorda!

mi diceva sempre mia nonna, quando passandomi accanto, mi vedeva seduta in un angolino del soggiorno, rintanata tra il divano e l’impianto stereo gigante di mio fratello.

Passavo così i miei pomeriggi da bambina, ascoltando la musica di casa. La musica tutta, ogni genere, ogni stile. A casa mia ascoltavamo tutto. Mio padre, musicista, vantava un arsenale di dischi degli anni ’60 e ’70 rock inglese e americano, mia madre grande appassionata di musica italiana ballava per casa cantando a squarciagola le più belle canzoni di Mina, Vanoni, Paoli o De André, i miei fratelli spaziavano dal jazz, al funk, all’ hard rock.

Ed io volevo ascoltare tutto, capire ogni sfumatura, sentire la musica battermi nel petto fino ad alzarmi per ballare. Volevo piangere su canzoni d’amore che ancora non potevo capire davvero. Volevo agitare i capelli ruotando la testa come facevano quei matti rockettari.

Da quando ho smesso di utilizzare le cuffie, ho spesso la sensazione di perdere alcune di quelle sfumature che da bambina riuscivo a cogliere. Ma mai smetterò di farmi trascinare da quella magia assurda che è la musica. E quando la Menière bussa alla porta, spesso la accolgo chiudendo gli occhi e ritornando in quell’angolino del soggiorno. Provo a nascondere i rumori fastidiosi delle mie orecchie, ricordando quelle meravigliose note sparate in cuffia.

“toglile che diventi sorda”, ma la musica suona ancora.

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