Le mille facce del silenzio

Ragionando sui possibili argomenti da condividere in questa rubrica mi sono imbattuto ancora una volta nella parola “SILENZIO”, un termine che, per chi percorre la sua strada con la (sgradevole) compagnia della malattia di Menière, è particolarmente importante e pieno di aspettative.

È facile osservare che nella quotidianità raramente ci si impegna a cercare una condizione di silenzio e di quiete, distratti e coinvolti dalla televisione, già accesa al mattino presto, poi il traffico, i luoghi di lavoro, gli smartphone …  e credo che, in alcuni casi, lo si voglia addirittura evitare.

Varrebbe davvero la pena di mettere tra gli obiettivi della giornata quello di ambire a migliorare il tempo di quiete psicofisica, una tregua da conquistare, riducendo ed evitando situazioni caotiche intorno a noi.

Il silenzio ci aiuta a conoscere meglio noi stessi, consente di pensare e prendere decisioni ponderate.

La calma intorno favorisce la quiete dentro, l’assenza di rumori e suoni esterni artificiali ci avvicina di più alla natura e alla sua armonia; se ci si abitua a lasciargli spazio e fiducia, il silenzio si può rivelare un utile alleato sempre disponibile e ricco di effetti benefici.

Alba sul Ticino (Mario Motta©photo)

In quest’ottica il silenzio, è dunque anche l’espressione di uno stato d’animo, il risultato della capacità di valutare gli stimoli esterni (non solo sonori) lasciando scivolare via quelli che disturbano, coltivando quelli che aiutano a “far pulizia”. A tutti accade sempre più frequentemente, infatti, di desiderare il silenzio, non solo come libertà dai suoni e dai rumori, ma anche come fuga dai condizionamenti della vita faticosa e del mondo complicato nel quale ci immergiamo ogni benedetta mattina.

Pensandoci e raccogliendo spunti e informazioni mi sono convinto sempre di più che silenzio non è solo una parola, un sostantivo per indicare “assenza di rumori, di suoni, voci” che rappresenta uno stato fisico esterno alla persona; il silenzio è soprattutto un concetto, una dimensione interiore dalle mille facce, spesso tra loro contrapposte.

Insomma mi sono incasinato a rincorrere gli innumerevoli modi e prospettive con cui si può osservare questa sospirata dimensione interiore.  Ci si può ragionare all’infinito, così senza curarmi troppo della forma, ho raccolto alcune di queste considerazioni per condividerle.

Ho conosciuto il silenzio
delle stelle e del mare,
il silenzio dei boschi prima che
sorga il vento di primavera.
Il silenzio di un grande amore,
il silenzio di una profonda pace dell’anima.
Il silenzio tra padre e figlio
e il silenzio dei vecchi carichi di saggezza

Edgar Lee Masters
(Antologia di Spoon River)

Per prima cosa mi sono detto che se, quasi sempre, il silenzio è desiderato come un dono, esiste anche chi lo rifugge come fosse una maledizione; qualcuno, infatti, con il proprio silenzio non riesce a convivere.

Il silenzio lo si può amare o detestare; si può percepire e conquistare anche nel mezzo di una baraonda di persone e suoni oppure non riuscire a gustarlo neppure in mezzo al deserto.

Esiste un silenzio delle parole, che si può intendere vuoi come un uso eccessivo e incontrollato di parole inutili o vuote (come non esprimere nulla) vuoi come rinuncia volontaria, selettiva o totale, ad interagire verbalmente con il mondo e le persone (può avvenire per una scelta, per una resa, per opportunismo?).

“Un bel tacer non fu mai scritto” [1]

A. Rodin, Il pensatore (dettaglio)

A. Rodin, Il pensatore (dettaglio)

C’è il silenzio dei sentimenti, che quando cala fa paura e porta gelo; quello, ancora più spaventoso, delle menti, il silenzio della ragione, vera anticamera di calamità.

Può essere un modo di comunicare disappunto o approvazione ma anche di non far trapelare i sentimenti; può rappresentare un riguardo verso gli altri (accettare o rispettare in silenzio) o un modo di opporsi o contrapporsi (alzare il muro del silenzio).

Il silenzio può essere segnale di raccoglimento e concentrazione ma anche di distacco o disinteresse.

E ancora, esiste il silenzio di una sconfitta amara da ingoiare, quello modesto di chi sa vincere senza umiliare, quello del dolore che non trova voce ma anche quello della felicità incredula e prudente, quello sporco e viscido dell’omertà o quello limpido della generosità e dell’altruismo non manifesti e sbandierati.

Il silenzio … quanti significati!

Ne aggiungo ancora uno, per salutarci da perfetti menièrici! Per noi spesso …

Il “SILENZIO” È ANCHE UN SOGNO DI LIBERTÀ!

Novara - Chiostro della canonica

Novara – Chiostro della canonica

PS:

A Novara esiste un luogo nel cuore della città dove, come per magia, i suoni del traffico, le voci, i rumori spariscono in una quiete inaspettata e rilassante.

Ci vado spesso nella pausa pranzo del lavoro e trascorro qualche minuto lasciando andare i pensieri. Ne esco sempre con i ricordi e i sentimenti riordinati e ripuliti.

Vincenzo

[1] verso attribuito a Iacopo Badoer (1602 – 1654), librettista e poeta italiano, da “Il ritorno d’Ulisse”. Può essere inteso come “il saper tacere al momento opportuno non sarà mai abbastanza elogiata”.

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