Quante volte mi sono chiesta se le cose accadono per caso oppure se sulla nostra strada è già tutto segnato; quante volte ho provato ad immaginare la mia vita se solo avessi fatto scelte diverse; quante volte mi sono chiesta se è meglio avere dei rimpianti o dei rimorsi…
Da quando mi sono ammalata di Meniere, la mia vita è cambiata… non tantissimo in definitiva.
Che ci devo fare se ci sento molto di meno dall’orecchio destro, se ogni tanto mi faccio dei lunghi giri in giostra, se convivo quotidianamente con un rumore che ormai fa parte del mio io?
Non devo e soprattutto non posso farci niente, se non cercare per la prima volta nel mio cammino su questo pianeta, una spiegazione e convincermi che nulla accade per caso e che non tutti i mali vengono per nuocere!
Dopo un grandissimo sconforto iniziale e molta paura di non essere compresa e creduta, ma di passare per la solita ansiosa esagerata, ho cercato di sdrammatizzare Menny, perché se non l’avessi fatto credo mi sarei rinchiusa in me stessa andando a rafforzare quel pessimismo che è innato in tutto il mio “io” e credetemi che chi mi conosce sa che il mio io è davvero “tanto”.
Ma ritornando alle cose che accadono per caso o per destino, oggi, mentre cercavo una scatolina di cucito a casa di mia mamma, ho trovato una conchiglia. Ma non una conchiglia qualunque e nemmeno una che avevo trovato da bambina sulle spiagge della mia città; questa conchiglia era un ricordo di un viaggio dei miei genitori e quando ero piccola credevo fosse magica perché mamma dentro di essa mi faceva “ascoltare il mare”.
Mi è sembrata così piccola rispetto a quella che ricordavo quando la stringevo nelle mie mani, piena di macchioline (così le chiamavo a 4 anni), messe lì in un disegno quasi perfetto e regolare sulla “sua schiena” curva e liscia e poi, girandola “sulla pancia” c’era quella piccola fessura, che permetteva di vedere poco e di non comprendere cosa ci fosse dentro; ma certo era che da lì partiva la mia più grande curiosità, quella sensazione che hanno tutti i bambini quando cercano di dare delle risposte a tutti i loro perché.
La domanda alla quale io cercavo di dare una risposta era come lì dentro ci poteva essere il mare…
Ora sono ben che cresciuta e so perché c’è questo “effetto sonoro” rinchiuso in tutte le conchiglie come queste (si vede che ho studiato bene!) ma non ho resistito e ho voluto tornare bambina: l’ho stretta tra le mani e mi sono detta: “Lisa, prova a sentire di nuovo quel suono”, così l’ho appoggiata all’orecchio sinistro e ho riconosciuto quell’eco simile allo sciabordio del mare. Poi ho voluto provare anche sull’orecchio destro, il mio caro orecchio menierico.
Non so cosa mi aspettavo, in realtà non so dirvi se ho sentito il rumore del mare nella conchiglia, qui l’eco c’ è sempre perché questo suono è quello che più assomiglia al mio acufene, è quello che per la prima volta ho descritto alla dottoressa che mi chiese che tipo di rumore percepivo… Quel lontano gennaio del 2017 io risposi: “è come quando ti appoggiano una conchiglia all’orecchio e ti dicono di ascoltare il mare”.
Il mare lo sento ogni giorno e credo di essere fortunata che non sia un fischio.
Voglio pensare che questa conchiglia, che da piccola mi ha fatto passare giorni interi a chiedermi come fosse possibile che a casa, lontano dalla spiaggia sentissi il mare o come poteva tutto il mare stare in una conchiglia, mi abbia regalato ancora una volta quelle sensazioni di curiosità e di emozione che mi hanno accompagnata nell’infanzia.
Credo di non aver sentito nulla se non il mio acufene, certo è che per un piccolo momento questo nuovo compagno di vita rumoroso e onnipresente, è diventato il mio mare!
Nulla accade per caso!
Lisa
Bellissimo racconto.
Sentire il mare, reale o virtuale, materiale o nel pensiero, secondo me è un grande dono.
Ciao
V
Che bello ciò che hai scritto Annalisa, e convengo con te che nulla avviene per caso!!?