Prendere le fave secche (si trovano in commercio nei vari supermercati – per 4 persone circa 400 gr) e sciacquarle con acqua fredda, poi metterle in padella coprendole di acqua (circa 2 dita sopra le fave).
Mettere la padella sul fornello a fuoco (medio), schiumando e aggiungendo acqua all’occorrenza (se le fave non si sono ancora sciolte).
Dopo circa due ore di cottura le fave saranno ormai sciolte. Questo è il momento in cui occorre iniziare a “cucchiaresciare” (mescolare) le fave con un cucchiaio di legno (la modernità ci permette di abbreviare i tempi passandole con un minipimer).
Continuando la cottura si aggiunge, poco alla volta, circa 200ml di olio di oliva rigorosamente extravergine (di seguito Evo), continuando a mescolare per farlo assorbire; aggiungere appena un pizzico di sale fino per dare gusto!
La crema di fave si accompagna splendidamente con vari tipi di verdure dalla catalogna (cimata, lessata e condita con evo) alle cime di rapa stufate o lesse.
O anche con pomodorini ciliegini, peperoni arrostiti o friggitelli (naturalmente fritti).
E ancora un ottimo accompagnamento sono le erbe di campo quali cicorione e ortica sempre condite con evo, così come la cipolla di Tropea tagliata a fettine sottilissime fin dalla mattina e lasciata macerare nell’aceto, poi strizzata e condita con evo.
Molte persone amano accompagnare la crema di fave con dadini di pane fritto.
E … buon appetito!!!
Vincenzo e Grazia d’Ambrosio
CURIOSITÀ:
Si tramanda che Pitagora, per fuggire al tiranno Cilone, preferì farsi catturare e uccidere piuttosto che attraversare una coltivazione di fave … lasciamo a chi legge indagare su questa sua fobia.
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In Puglia nella zona del Gargano c’è la tradizione che riguarda le ragazze da marito. Queste nella notte di S. Giovanni Battista, nascondono tre fave sotto il cuscino; una integra, una sbucciata e infine una già mordicchiata. Pescandone una da sotto il cuscino avevano una previsione della loro vita nuziale.
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E LEGGENDE:
IL CASTELLO DELLA FAVA A POSADA
Intorno al 1300 una flotta di Saraceni approdò sulle coste di Posada (Sardegna); questi posero sotto assedio la zona per conquistarla prendendola per fame. Gli abitanti presto divennero sfiniti e non in grado di opporsi in battaglia.
Ma in una riunione tenuta in una delle torri del Castello qualcuno propose un’idea che li salvò: fecero mangiare ad un piccione un pugno di fave e dopo averlo ferito lo fecero volare verso l’accampamento saraceno. La povera bestiola cadde proprio tra le tende dei nemici che incuriositi dal gonfiore dell’animale lo sezionarono e trovarono una grande quantità di fave. Si convinsero allora che un popolo che poteva nutrire così un animale possedeva di certo scorte di cibo pressoché infinite e che dunque il loro piano di prendere la città per fame fosse destinato a fallire. I Saraceni salparono abbandonando Posada che fu salva e poté a lungo festeggiare.
Io che adoro le minestre proverò sicuramente a farla. Grazie mille Vincenzo e Grazia… vi saprò dire come è venuta!