La curva mi permette di vedere la lunga fila di fanali posteriori rossi.
Avvicinandosi le Feste, conferiscono un aspetto allegro alla superstrada altrimenti buia, quasi anch’essi fossero luminarie.
Procediamo tutti con cautela perché ci sono lavori in corso e il traffico è fitto.
Dà un senso di padronanza, poter stare alla guida, e non mi causa alcun disagio.
Ricordo quando nemmeno da passeggero trovassi pace.
Con il movimento dell’auto la testa diventava uno di quei palloncini con il filo che si trovano al luna park, quelli leggerissimi che oscillano ad ogni minimo soffio d’aria. Fuori dal finestrino ogni particolare spariva: i colori esplodevano come una secchiata di vernice sul muro, le sagome perdevano i loro contorni. Una miscela in dissolvenza. Nessuna poesia, solo nausea e paura e confusione e disorientamento e nausea e paura.
È un ricordo, spero.
Il traffico si è snellito.
Accelero e tutto rimane al suo posto.
Monica Mantovani
Monica, che magnifica descrizione! Tocca le corde più profonde di chi ha vissuto la stessa esperienza. ?
Lara