Viaggiare

Viaggiare mi manca molto, tra la gravidanza, la nascita di mia figlia e il Covid è passato tantissimo tempo dall’ultimo volo preso così ho pensato che il modo migliore di affrontare questa mancanza, fosse parlarne con qualcuno che so essere amante del viaggio quanto me, o forse ancora di più… Roberto!

Ecco qui cosa ci siamo detti!

M:“Quale ruolo dai al viaggio nella tua vita?”

R:Il viaggiare rappresenta per me un forma di educazione alla scoperta. Viaggiare è la memoria che verrà. Una memoria che sarà un regalo senza data di scadenza, presente nei cuori e nei pensieri delle persone che hai incontrato e vissuto. Viaggiare diventa così un regalo che si riceve e si offre. Viaggiare e tornare è poter anche dire: “però e nonostante tutto”. Viaggiare è ritrovarsi con una enciplodia letta per intero ma senza averne avuto coscienza. Viaggiare è liberarsi. Il raggiungere le mete è in qualche modo una provocazione. Nel passare degli anni, e nel percorso di accettazione prima e convivenza poi con la ‘cosa’, ho enfatizzato interiormente questa chiave di lettura. C’è il bello dell’attesa e del timore della partenza, e non c’è più la tristezza del ritorno perchè tornare è anche abbandonarsi al sorriso sornione e bellissimo della vittoria. Viaggiando ti ritrovi a rubare profumi, a cogliere combinazioni di colori, osservi l’ordine e il disordine dei luoghi, puoi sorridere davanti a orizzonti, osservi colori, spii i comportamenti delle persone che saranno nella tua vita solo per quella frazione di secondo. Insieme a tutto questo, tu dimentichi e inconsapevolmente non hai alcun problema, alcun disturbo, lei non la conosci è solo oblio e devi sfuggire da questa consapevolezza per non perdere tempo nel lasciarle quello spazio che violenterebbe il tuo viaggiare e il tuo scoprire.

M:“Quando hai scoperto la malattia, quanto è stato influenzato il tuo rapporto con il viaggiare?”

R:La malattia al principio è stata docile. La mia quotidianità non aveva conosciuto alcun cambiamento o violenza. Giunse poi il momento in cui i disturbi cominciarono a prendersi gioco di me. Così non dimentico quel periodo per niente facile dove il viaggiare, anche quotidiano, mi vestiva di tanta ansia e timore. Ricordo quei diversi anni dove il viaggiare era allontanarsi in solitudine da un ambiente sicuro, conosciuto nei appigli, per gli spazi. Il viaggio era sempre in solitudine, in auto e con una compagna come la paura che mi agitava. Insieme si percorrevano non pochi chilometri. Andavo per raggiungere clienti di fronte ai quali poi avrei affrontato l’altro timore che nascondevo scoprendomi un attore: era quella di riuscire a sentire e comprendere quanto mi dicevano o chiedevano i clienti. Non lo sapevo ancora, ma stavo costruendo le basi per proseguire e trovare un nuovo coraggio. Un coraggio che nel tempo è diventato amico della paura. Poi tutti insieme non abbiamo perso le future destinazioni che ho raggiunto e conosciuto per qualsivoglia ragione.

M:“Quali benefici trai dal viaggiare, sia per quanto riguarda la Menière che la vita in generale?”

R:C’è il piacere immenso del bello e del vincere. Vincere non significa attraversare il viaggio senza problemi, pur essendo un auspicio lecito. Vincere è tornare davanti alla porta di casa con tanti appunti e le memorie che diventano regali prima citati.
Ogni viaggio mi offre note da non dimenticare e che si riveleranno utili con la prossima partenza. Sono aspetti anche tecnici e diventa naturale coglierli e considerarne l’utilità. Osservo, o cerco di ricordare, cosa ho preferito fare in una determinata situazione non comoda, oppure come ho reagito in una altra. E’ così che ogni nuovo viaggio è sempre più simile al precedente per quanto riguarda la mia fiducia, ed è così che con la fiducia desidero che venga con me sempre la paura. Viaggiare ti regala amicizie inattese e speciali. Per completare questa risposta vi propongo questo semplice esercizio, e ve lo racconto. Chiudo gli occhi, provo ad abbandonarmi e mi impegno per calmare il rumore di questa giornata. Ora cerco alcuni viaggi e non importa quali fossero i motivi delle destinazioni raggiunte. Eccomi, sono in aeroporto o in stazione e vedo tanta vita che corre. Provo a ricordare i pensieri alla partenza mentre immaginavamo cosa sarebbe accaduto, ciò che avrei vissuto, cosa avrei fatto e quanto avrei potuto spiare e vivere. Sono arrivato e vedo le vie che ho calpestato, il rumore della gente, il caos della città, il ristorante, i sapori e tanta gente che parla chissà di quante magie o problemi. Poi ecco la memoria di qualche profumo, poi le miei visite ai negozi della città straniera, c’è la lingua che non conosco, il colore diverso dei taxi, e magari la valigia non è arrivata. C’è il caldo, c’è il freddo. Torno indietro, è un altro viaggio. Sono solo, all’estero e su un taxi mi sorprende una crisi. Tra pochi secondi tutto precipiterà, dico qualcosa nella lingua che non è mia e spero lui capisca. Sono nel pieno centro di questa bella città, lui accosta e io mi arrendo all’inevitabile. Sono in hotel, assopito passano poche ore, arriva l’alba e sono già su un aereo. Ora Malpensa è a pochi metri.

Concludo così: MA CHE BELLO TUTTO QUESTO!

M:“Molte persone con la nostra malattia hanno paura di mettersi in viaggio e per questo motivo rinunciano. Quale consigli ti senti di dare loro?”

R:Ovviamente comprendo. Ci sono tappe che in qualche modo dobbiamo sperimentare fino a ritrovarci con un nuovo coraggio. Ci vuole pazienza, ma non ci si può arrendere. Il momento arriva, ma il momento si deve anche cercarlo e prepararlo, se possibile. Io credo che le testimonianze di tanti sono sempre uno stimolo. Una considerazione è molto semplice: non possiamo vivere in un ‘giardino’ con tutte le protezioni e certezze che lo stesso ci garantisce. Stare in questo giardino, è un non stare. Spesso considero quanto segue: se mi accade qualcosa in qualche modo ne verrò fuori, qualcuno mi aiuterà. I viaggi, in molte occasioni, non sono in solitudine. Per me lo sono stati tantissimi, ma erano quelli professionali. Se siamo in compagnia, non vi è motivo per avere timore. Circa tre anni fà ho scritto un documento simpatico con suggerimenti per i nostri viaggi. E’ disponibile sul sito dell’AMMI. Nel documento si leggono note e suggerimenti semplici con riferimento al mezzo di trasporto che si impiega. Chissà magari penserò a una versione aggiornata dove estenderò i contenuti ad altri aspetti del viaggio. Superare un viaggio non è altro che la preparazione del successivo, anche se si sono incontrati problemi.

Chiudete gli occhi e pensateci.

M:“Un posto che hai visitato che ci consiglieresti? Perché?”

R:Ho raggiunto diverse destinazioni per la professione, per piacere e anche per la Menière. Ogni destinazione raggiunta ha regalato momenti, situazioni, luoghi e incontri che non verranno mai dimenticati. Con un gran sorriso, ne elenco diversi.
Giro della Sicilia: località, scenari, profumi, colori e sapori che non si dimenticano. Storia, tradizione e semplicità. Un modo anche dove si scappa velocemente da un essere solo digitale.
Trentino Altro Adige – Sud Tirolo (Alpe Siusi, Siusi, Ortisei, Plan de Corones e altre): per chi ama la montagna e anche sciare. Tutto è perfetto, gli scenari indimenticabili sia nella loro veste estiva che invernale. Davanti a questi esempi di natura, vorresti abbandonarti solo a infiniti sospiri lunghi.
Catania: perchè mi legano alla città delle memorie non banali che riguardano la malattia e amicizie speciali. L’amicizia leggera e importante vien da se, senza ricette. Quando si prende coscienza di questa esperienza, sorridere è il miglior modo per applaudirla.
Napoli: perchè è la spontaneità, è la tradizione che si coglie in tanti angoli, vicoli e aspetti nelle vie. Perché i più grandi artisti sono nati qui e le ragioni si trovano camminando nelle vie e osservando taluni scenari della città e costa. Perché anche in questo caso vi sono amici speciali conosciuti grazie alla malattia e che mi hanno aiutato in modo che non riuscirò mai a ripagarli.
Parigi: oltre al piacere, il precedente professione mi ha portato in questa città tantissime volte. È la città dove bisogna cque andare. È bella, aristocratica, elegante, e regala sicuramente fotografie che non si dimenticano.
Barcellona: perchè per me è il top. Barcellona è la città dove vivrei fuori dall’Italia. Andateci assolutamente. E poco probabile restare delusi. Nulla da raccontare, preparare la valigia e partire.
Valencia: nel mio caso la tappa in questa città è stata come si dice spesso una toccata e fuga. Nonostante questo, quel tempo è bastato per desiderare di tornare. Bella bella, Andateci.
Madrid: perchè ogni volta che sono andato, non poche, mi sono sempre trovato bene.
Londra: un ‘must have’ nella lista delle località Europee. Un po’ di aria British crea curiosità.
Monaco: beh si parla tanto di Germania. Monaco la rappresenta molto bene. Non è però una destinazione prioritaria.
Budapest: ordine, eleganza, città in gran movimento.
Amsterdam: mi ha sorpreso positivamente e per tanti aspetti, comprese le zone dei mulini e marittima. Internazionale, godereccia, ordine, rispetto del territorio.
Praga: molto gradevole, semplice, antica e moderna.
Dubai: perchè ho conosciuto qualcosa di molto diverso dalle mie abitudini e nostra cultura. I luoghi sono incredibili osservati con lo spirito necessario per andare in questa città. La città antica, tutta la parte moderna, il Deserto, e tante sfumature da spiare. Attenzione al caldo e scegliere bene il periodo.
Seychelles: semplicemente perchè è un luogo fantastico. Ho memoria di momenti bellissimi.
New York: E’ una esperienza da pianificare e vivere. Credo non vi sia nulla da aggiungere. Ci tornerei.

Mimi

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