’nGelin e il filo di parole

‘nGelin è un piccolo uomo, forse un po’ strano, che gironzola per le vie delle nostre città.

Con un bel sorriso stampato sul viso, cammina da mattina a sera, senza una meta, un motivo, un mestiere: nessuno sa dire la sua età perché ‘nGelin salta fuori solo ogni tanto, con quel suo aspetto bizzarro, un po’ giovane folletto, un po’ anziano ragioniere. Il suo viso è un miscuglio improbabile ma simpatico di lentiggini, capelli rossi, occhiali e rughe.

Compare quando il mondo è spaventato da qualcosa di più grande dell’uomo e la paura fa isolare le persone che non riescono più a pensare a qualcosa di bello.  Si muove disinvolto tra le persone con una vecchia borsa di cuoio a tracolla – avete presente quelle dei portalettere di una volta? – piena zeppa di parole, pesantissima; ogni singola parola, si sa, ha il suo bel peso.

‘nGelin, infatti, ha una missione: è un donatore, un donatore di belle parole. Ognuno di noi, anche chi non se ne rende conto, ha un assoluto bisogno di ricevere belle parole, anche semplici o desuete, ma belle.

Lui passa per le strade, incrocia lo sguardo delle persone e, a tutti, regala un sorriso o un’espressione allegra e quando negli occhi di qualcuno intercetta paura, sgomento o incertezza subito si avvicina e lo ferma.

Come in quel giorno di primavera in cui il mondo degli uomini sembrava proprio sprofondare su se stesso …

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L’uomo camminava veloce con un passo nervoso, a scatti, gli occhi inquieti che raccontavano bene l’animo agitato. ‘nGelin osservandolo pensò che avesse davvero un gran fretta di sbrigare le sue commissioni ma decise ugualmente di provare a fermarlo per regalargli una delle sue parole.

«Buon giorno signore, permette una parola?».

Si sa che fermare qualcuno per strada non è cosa semplice; in tanti, troppi casi la persona interpellata accelera e passa oltre senza neppure rispondere, chi spazientito, chi intimorito, chi indifferente; ‘nGelin però, non solo era sempre molto cortese e sorridente, ma anche paziente e tenace.

«Solo una parola, gliela vorrei donare, sia gentile, la accetti», disse ‘nGelin sorridendo ancora “più forte” mentre già la sua mano frugava nella borsa strapiena per pescare, a caso, un foglietto sul quale in bella calligrafia era stata scritta una sola parola.

Pietro, così si chiamava il passante, rallentò senza però fermarsi e per disimpegnarsi provò a obiettare:

«Non mi serve nulla …, ho fretta …, ma per la gran carità …».

«Non vendo nulla, guardi pure sul foglietto, sono solo poche lettere, una parola “bella”, scritta a mano per di più, la prego accetti» gli rispose prontamente ‘nGelin porgendo il bigliettino.

Sbuffando Pietro prese il foglietto e lesse, perplesso, la parola Cielo.

«Perché? Cosa me faccio di una parola anche se bella? E poi cosa vuoi da me, ti pare questo il momento mentre il mondo va a rotoli e non so che ne sarà di tutti noi?», sbottò Pietro, chiaramente sulle spine e che non vedeva l’ora di liberarsi di quello scocciatore.

«È solo una parola ed io non voglio altro che donarla a lei; le chiedo solo di custodirla e lasciarla gironzolare tra i suoi pensieri di oggi» ribatté ‘nGelin guardandolo con un sorriso.

«E, se stasera ci dovessimo nuovamente incontrare – aggiunse – ed io ci conto, spero che sarà lei a regalarmi una bella parola. Sa, le belle parole sono come ciliegie, una tira l’altra e, questa sera, forse lei ne ricorderà una da lasciare a me così che io possa regalarla a un’altra persona con il cuore nella tormenta».

Pietro, sempre più dubbioso, rimase qualche istante a osservare ‘nGelin che si allontanava veloce con la sua borsa piena di parole e lo sguardo impegnato a indovinare le emozioni negli occhi della gente. Anche lui, infine riprese la sua strada, non senza aver buttato ancora un’occhiata al foglietto. CIELO

«Cielo» ripeté borbottando sottovoce «cielo, ma dai, che cavolata, e questo così strambo da dove è saltato fuori? Con tutti i pensieri che ho … che pazienza ci vuole!». Ritirò nella tasca della giacca il biglietto mentre, camminando, mugugnava «Cielo, cielo … sole, caldo, luce, allegria, gioventù, …».

Nonostante la reazione brusca e scettica, per tutta la giornata, il pensiero di Pietro, risvegliato dal filo di parole avviato dal biglietto di ‘nGelin, ritornava alla parola cielo, e poi luce, e poi allegria e gioventù; un filo di parole che inconsapevolmente ripercorreva e che gli fece compagnia, distraendolo per qualche momento dalle preoccupazioni di quei tempi bui.

Alla sera mentre percorreva a ritroso la strada, giunto nel punto esatto, dove al mattino era stato avvicinato da ‘nGelin, Pietro si guardò intorno per cercarlo e si scopri ben contento di vederlo; era già lì infatti e stava, a sua volta, ricevendo in dono un bigliettino e un sorriso da una ragazza che portava a spasso un cagnolone. ‘nGelin mise al sicuro il biglietto nella sua borsa delle parole e salutò la ragazza con un mezzo inchino.

Pietro intanto si era fermato a pochi passi da loro per aspettarlo e aveva cercato velocemente il biglietto ricevuto al mattino per rileggerlo. CIELO. Mentre ‘nGelin si avvicinava frugò nelle tasche per cercare un pezzetto di carta bianca e vi scrisse una sola parola.

«Buona sera signore, che bello ci incontriamo di nuovo! – lo salutò ‘nGelin – come è andata la sua giornata?».

«Bene, direi. Certo meglio di tante altre. Sai, oggi ho ripensato spesso con felicità agli anni della gioventù.»

«Ehilà ma quante belle parole porta con sé questa sera! “Bene, meglio, felicità, gioventù …”, sono proprio contento che la sua giornata sia stata così ben accompagnata!», gli disse ‘nGelin con il solito sorriso sereno.

«E lascerebbe una sua bella parola in dono?» chiese proprio mentre Pietro già porgeva il suo pezzetto di carta. ‘nGelin lo prese e lo mise immediatamente al riparo nella borsa delle parole senza neppure provare a leggere il contenuto.

«Non lo leggi?» chiese Pietro sorpreso.

«No – rispose ‘nGelin – sono sicuro che non potrà che essere una bella, bellissima parola, un dono prezioso per chi la riceverà» e così dicendo si allontanò, dileguandosi nella luce magica di un imbrunire di primavera.

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Le belle parole uniscono le persone in un fiorire continuo e rigoglioso che si propaga molto velocemente; hanno solo bisogno di cuori gentili nei quali seminarle e menti aperte che le coltivino.

Se avete letto fin qui ora conoscete la storia di ‘nGelin.

State sempre all’erta perché potrebbe capitare che qualcuno voglia donarvi una bella parola ed io credo che in questi giorni il donatore di parole sia di nuovo in azione. Se lo incontrate, mi raccomando, tenetelo a distanza di almeno un metro e non toccate nessun bigliettino ma non perdete l’occasione di ricevere in dono una parola e di osservarla per farvi raccontare tutto di lei e raccontargli di voi.

E se poi non vi dovesse fermare il ‘nGelin, beh allora inizio io a condividere con tutti voi una bella parola, quella che secondo me potrebbe avere scritto Pietro sul suo pizzino: GRAZIE!

Se vi va, potete aggiungere anche voi una bella parola che prenda per mano la precedente per andare sempre un poco più in là (scrivetela nei commenti e io le metterò tutte in fila); vediamo dove ci portano.

Vincenzo

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