Il Kayak prima e dopo la Menny

Per andare in kayak sicuramente ci vuole equilibrio; non parlo del tipo di canoa molto larga che trovate a noleggio nelle spiagge, bensì di imbarcazioni più tecniche. Ce ne sono di corte per navigare in acque mosse e fiumi o molto lunghe e anche strette per il lago e, soprattutto, il mare perché si barcolla in continuazione.

Personalmente amo navigare in laguna e mare; mi innamorai di questo Sport e scelsi imbarcazioni lunghe dai 4,30 mt in su; più sono larghe e più sono stabili ma, allo stesso tempo, sono lente e diventa pesante pagaiare (la pagaia è il “remo”), quindi scelsi imbarcazioni larghe dai 48 ai 60 cm al massimo, quindi non molto stabili… evviva si dondola!

La mia prima esperienza (antecedente alla compagna Menny) risale a un’estate del 1988. Esperienza buffa, non vedevo l’ora di scendere a terra. Ripensandoci mi metto pure a ridere; mi dissero “andiamo a fare una gita sul Po, vestiti comoda”. Era una manifestazione organizzata, con tanto di gadget carino per ricordo, una caraffa di ceramica con la data impressa che conservo ancora.

Mi fecero sedere in una canoa doppia e aperta. La ragazza dietro, esperta, mi diede istruzioni di come pagaiare; non rammento se avevo o meno un salvagente, quel che però mi ricordo bene, è che sul Po, con il caldo e senza acqua, ero assetata e stanca. La ragazza a un certo punto mi disse che tutto sommato non pagaiavo male, ma che la stavo annegando dagli spruzzi e mi invitava a riposarmi e a non pagaiare che ci pensava lei, ahahahahha. Le chiesi di avere pietà di me e di prestarmi anche dell’acqua e che nessuno mi aveva detto che avrei dovuto portarmela (forse era scontato)!

A distanza di molti anni, era il 1999, un giorno vidi un gruppetto di tre persone in kayak per i canali di Chioggia. Erano coloratissimi con salvagenti fosforescenti e dei bellissimi kayak chiusi; me ne innamorai e così in quell’anno iniziò la mia avventura in questo meraviglioso mondo al contatto con la natura e il silenzio.

Mi iscrissi al Club di Chioggia e deposi il mio primo kayak. Qualcuno si è reso disponibile a darmi qualche dritta e anche ad accompagnarmi, a fare inizialmente piccoli giri per Chioggia e poi via via anche verso Cà Roman e poi Pellestrina (isole magnifiche la Laguna da una parte e il mare dell’altra). A volte si caricavano i kayak e si andava altrove per fare gite organizzate e manifestazioni.

Conobbi poi tramite Facebook un ragazzo Danese che aveva iniziato un’attività di noleggio e guida a Venezia e isole con i Kayak, così è iniziata la mia splendida avventura in una città UNICA e meravigliosa che meriterebbe più rispetto e meno divieti proprio a chi la vive con imbarcazioni a remi, invece è al contrario e questo solo per i soldi, purtroppo!!!

Venice Kayak, una garanzia per la navigazione in kayak a Venezia, preparatissimi gli istruttori e guide e con materiali in sicurezza. Si, perché Venezia non può essere girata a caso; ci sono delle regole ben precise e i canali interni sono stretti e tu arrivi e devi segnalarlo perché potrebbe arrivare una gondola o un’altra barca senza motore e non la senti (io sento poco anche i motoscafi a dire il vero che in acqua non metto né le PA e nemmeno (dal 2016) l’IC (PA = Protesi Acustica – IC  =  Impianto Cocleare).

Quindi ora vi chiederete come si fa a segnalare la tua presenza prima di farti vedere con la prua dalle imbarcazioni che stanno arrivando per non scontrarsi? A Venezia ci sono delle parole da gridare quando si è a un incrocio dove non ci sono specchi.

Si grida:

  • O’e– è il grido tipico di chi conduce una gondola o una barca a remi nei rii;
  • verso sinistra il grido diventa: O’ea premando;
  • verso destra: O’ea stagando;
  • se si procede dritti ma si sta incrociando un altro rio: O’e de longo.

Venezia è fatta soprattutto per essere ammirata dall’acqua.

Oggi vi racconto di questa bella esperienza, gite ormai diventate molto rare per i divieti assurdi che hanno imposto qui ultimamente a Venezia per la navigazione a remi, dando la priorità a Taxi, Barconi da trasporto merci e pure da passeggeri, nonché grandi navi. Tutto altamente inquinante e più pericoloso, invece affermando che il vero pericolo sono le barche lente a remi, pazzesco tutto ciò.

È una bella domenica fresca, (ma non troppo), il 23 novembre 2014. Vengo invitata dalla brava guida del gruppo Venice kayak e accetto subito molto volentieri. Per raggiungere Venezia prendo la mia auto e con l’attrezzatura, vestiario e pagaia mi avvio verso Mestre, poi con un treno dalla Fermata di Mestre raggiungo Venezia-Santa Lucia e, a seguire, prendo un vaporetto in direzione Isola della Certosa, situata a Nord-Est di Venezia (tre mezzi di trasporto per raggiungere l’isola dalla quale, con un altro mezzo di trasporto “ecologico”, ci sposteremo per la città di Venezia).

La Certosa è una bellissima isoletta con tanto verde e adibita prevalentemente a darsena con un Hotel molto tranquillo e bello.

Qui troviamo i kayak che ci vengono assegnati, e gli amici di un gruppo di WhatsApp, alcuni già conosciuti e altri che conosceremo finalmente di persona grazie a questa gita organizzata.

Dopo esserci preparati di tutto punto si scende con i kayak da un pontile e ci si avvia ad attraversare il canale che collega l’isola a Venezia zona Sant’Elena.

Ancoriamo nell’imbarcazione tutta l’attrezzatura ben salda, perché a perdere le cose in kayak e finire in acqua è un attimo, occhiali con cordino, macchina fotografica fissata con moschettone, sacchetti stagni dentro ai gavoni stagni o quasi.

Venezia è divisa in 6 quartieri qui chiamati Sestieri:

  1. SAN MARCO
  2. SAN POLO
  3. DORSODURO
  4. CANNAREGGIO
  5. CASTELLO
  6. SANTA CROCE

Il Sestiere che più mi piace e che difficilmente il turista vede e visita è Sestiere Castello, dove risiedono i Veneziani DOC, dove pagaiando nei rii ti ritrovi il bucato steso sopra la testa o dove ci sono case così vecchie che ormai si vedono solo le pietre e, attaccato a ridosso di queste, appesi sugli scuri delle finestre ci sono appendini (grucce) con biancheria stesa ad asciugare. Per la vista e il cuore una meraviglia; confesso che le prime volte che pagaiavo a Venezia mi emozionavo molto.

I sei sestieri li abbiamo percorsi un po’ tutti perché sono collegati fra loro, in questi interminabili rii che sono poi collegati nel mezzo dal Canal Grande. In quest’ultimo, per le imbarcazioni a remi, c’è il divieto assoluto di navigazione (le gondole no, il perché lo potete immaginare), ma fortunatamente nel 2014 come si vede dalla foto era una meraviglia e nel rispetto assoluto della Sicurezza nostra ed altrui. Nella foto, come ben si vede, avevamo passato il Ponte di Rialto nella zona del Sestiere di San Polo.

Per la sosta, che viene fatta con molta attenzione (molto dipende dall’altezza della marea), si può scendere dal kayak in uno o in un altro posto; sempre e comunque stando molto attenti nel non scivolare appoggiando i piedi o il fondo schiena in marmi o scalini scivolosissimi a causa delle alghe perenni formatosi (il verde che vedete negli scalini).

Ovviamente ci si aiuta, e poi si devono tirare a terra i kayak, nelle fondamenta della città. Naturalmente si sceglie un posto adatto di non intralcio e che non rechi disturbo al decoro della città, per poi a turno andare a mangiare in un bàcaro i cichetti e bere un bicchiere di ……… qualcosa (io il prosecco o lo spritz proprio no, che poi sia mai che dò la colpa alla Menny di questi sbandamenti e invece è stata la frutta fermentata, ihihih).

Si riprende poi la navigazione per visitare altri luoghi e per la via del ritorno, visto che è novembre inoltrato e, con le giornate corte, arriva presto il buio.

Grazie per la lettura e alla prossima storia in acqua o fuori.

Duska Martina

2 commenti
  1. Carlo Alberto Alberini
    Carlo Alberto Alberini dice:

    Bellissimo racconto, conosco abbastanza Venezia e ne sono innamorato, penso però che vista dal kayak sia ancora più emozionante. Aspetto con ansia i tuoi prossimi racconti.
    Alberto Alberini

    Rispondi

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