© Maria Chiara Rocca
La vide da lontano, quasi per caso, lo sguardo attirato da quei fili invisibili che la vita utilizza per architettare i suoi piani senza dare spiegazioni. La ragazza stava accovacciata sul cornicione di un palazzo proprio in faccia al parco. Come in attesa di un segnale, immobile e concentrata, reflex in mano, pronta a cogliere qualcosa, che l’uomo non capiva, tra gli alberi di fronte.
“Che fai? Cosa vuoi fotografare lassù … ?” Lei sembrava non udirlo.
L’uomo incuriosito e un po’ affannato, tra timidezza ed età, cercò velocemente l’abbaino più vicino a lei. Che c’era davvero, messo lì apposta dalla vita, proprio lì come fosse un ponte o una finestra per comprendersi e parlarsi.
“Ma che ci fai quassù? cosa fotografi … ? ” chiese di nuovo lui.
“Scatto ma non sto proprio fotografando …” disse lei con un leggero sorriso, e in quell’istante, improvviso, un usignolo in volo iniziò, cantando, a ricamare il cielo intorno a loro.
“E allora, che vuol dire? Perché stai facendo questi scatti?”
“ASCOLTO …”
“… fotografo il canto dell’usignolo, per ricordare … ”
E lui capì. Capì i suoni, le voci, i rumori, la vita che sentiva ogni istante ma non ascoltava davvero. Da troppo tempo.
MARIA CHIARA e VINCENZO
Siete bravissimi….. complimenti…. Vi abbraccio❤❤❤❤
complimenti
una bellissima squadra per una iniziativa bellissima e utilissima
Grazie davvero Giancarlo!
Grazie Mariella!
Fotografare il canto dell’usignolo è come scrivere la traccia di un cd…..ma nel cuore!!!
Proprio quello che desideravamo condividere!! Grazie